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Offerta gastronomica

Melius è uno dei ristoranti che meglio valorizza il prodotto locale con una cucina di prima eccellenza. Inoltre l'offerta culinaria del ristorante spazia tra i piatti più tipici della tradizione italiana. Il ristorante dista dalla casa 5 min a piedi ed è provvisto di un'ampia selezione di vini (fascia di prezzo media).
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Melius Salumeria con Cucina
156 Via Lepanto
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Melius è uno dei ristoranti che meglio valorizza il prodotto locale con una cucina di prima eccellenza. Inoltre l'offerta culinaria del ristorante spazia tra i piatti più tipici della tradizione italiana. Il ristorante dista dalla casa 5 min a piedi ed è provvisto di un'ampia selezione di vini (fascia di prezzo media).
Il forno, la cucina la dispensa sono a vista. Tutti gli ingredienti e le materie prime che mettiamo nei nostri piatti possono essere acquistati e portati a casa, per continuare a rendere unica l’esperienza del cibo italiano. infatti, non è solo un ristorante o solo una pizzeria, ma è il luogo in cui si concretizza la nostra idea progettuale: nelle due location trovano risalto le eccellenze gastronomiche, accuratamente selezionate e provenienti da ogni angolo d’Italia. FASCIA PREZZO 15 € - 60 € CUCINE Italiana, Barbecue, Mediterranea, Salutistica, Napoletana, Campana, Italiana (sud). DIETE SPECIALI Per vegetariani, Opzioni senza glutine.
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MERCATO POMPEIANO - Restaurant
13 Via Sacra
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Il forno, la cucina la dispensa sono a vista. Tutti gli ingredienti e le materie prime che mettiamo nei nostri piatti possono essere acquistati e portati a casa, per continuare a rendere unica l’esperienza del cibo italiano. infatti, non è solo un ristorante o solo una pizzeria, ma è il luogo in cui si concretizza la nostra idea progettuale: nelle due location trovano risalto le eccellenze gastronomiche, accuratamente selezionate e provenienti da ogni angolo d’Italia. FASCIA PREZZO 15 € - 60 € CUCINE Italiana, Barbecue, Mediterranea, Salutistica, Napoletana, Campana, Italiana (sud). DIETE SPECIALI Per vegetariani, Opzioni senza glutine.
La pizzeria la Gustosa è un locale da non perdere mangerai una buona pizza e avere un esperienza sensoriale unica, gustare la vera pizza Napoletana con i profumi e i sapori della nostra terra. Fascia prezzo da € 5 a 15.
La Gustosa Pompei
5 Via Bartolo Longo
La pizzeria la Gustosa è un locale da non perdere mangerai una buona pizza e avere un esperienza sensoriale unica, gustare la vera pizza Napoletana con i profumi e i sapori della nostra terra. Fascia prezzo da € 5 a 15.

Visite turistiche

Le visite da non perdere.
Primitivo Monte Somma All’inizio dell’era quaternaria (seconda fase eruttiva dei Flegrei) un’eruzione di trachiti fu all’origine del primitivo Monte Somma; altri due parossismi si verificarono tra il 6000 e il 3000 circa a.C. e tra il 3000 e l’era cristiana, dando luogo soprattutto a emissioni di basalti leucitici. Successivamente, dopo un lungo periodo di quiete, l’attività vulcanica si manifesò mediante scosse di terremoto che precedettero, a partire dal 5 febbraio del 63 d.C. (terremoto descritto da Seneca), la terribile eruzione verificatasi il 24 agosto del 79 d.C., durante la quale furono completamente distrutte nonché sepolte da una spessa coltre di cenere, lapilli e lava le tre città di Ercolano, Pompei e Stabia. Questa eruzione, definita pliniana, che secondo alcuni diede origine all’attuale Gran Cono del Vesuvio, fu la prima storicamente datata e documentata in una celebre lettera a Tacito scritta da Plinio il Giovane, che nel cataclisma, perse lo zio, Plinio il Vecchio, vittima della propria passione naturalistica.1944: l'ultima eruzione Tra le eruzioni successive si ricordano quelle del 202, 472, 685, 1036, 1139 e quella violentissima del 16 dicembre 1631, che distrusse la maggior parte degli abitati situati ai piedi del vulcano, provocando circa 40.000 vittime e durante la quale la lava raggiunse il mare. L’attività del Vesuvio venne nuovamente segnalata nei secc. XVII, XVIII e XIX (1822, 1855, 1858, 1861, 1872). Seguirono altre eruzioni che trasformarono completamente la sagoma del cratere; dopo il violento parossismo del 1906, durante il quale furono eruttati milioni di metri cubi di lava, si determinò infatti sul Gran Cono una paurosa voragine craterica. L’ultima eruzione avvenne nel marzo del 1944: furono emessi 21 milioni di metri cubi di lava, distrutti numerosi centri abitati e le ceneri giunsero fino in Albania. Da quel momento il vulcano non ha più dato luogo a fenomeni eruttivi, sebbene le frequenti manifestazioni sismiche stiano a dimostrare il suo stato di riposo attivo. Il vulcano è stato, ed è attualmente, oggetto degli studi più approfonditi riguardo alla previsione di eruzioni, studi che nulla lasciano oggi presagire su un immediato risveglio.
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Vesuvio
Vesuvio
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Primitivo Monte Somma All’inizio dell’era quaternaria (seconda fase eruttiva dei Flegrei) un’eruzione di trachiti fu all’origine del primitivo Monte Somma; altri due parossismi si verificarono tra il 6000 e il 3000 circa a.C. e tra il 3000 e l’era cristiana, dando luogo soprattutto a emissioni di basalti leucitici. Successivamente, dopo un lungo periodo di quiete, l’attività vulcanica si manifesò mediante scosse di terremoto che precedettero, a partire dal 5 febbraio del 63 d.C. (terremoto descritto da Seneca), la terribile eruzione verificatasi il 24 agosto del 79 d.C., durante la quale furono completamente distrutte nonché sepolte da una spessa coltre di cenere, lapilli e lava le tre città di Ercolano, Pompei e Stabia. Questa eruzione, definita pliniana, che secondo alcuni diede origine all’attuale Gran Cono del Vesuvio, fu la prima storicamente datata e documentata in una celebre lettera a Tacito scritta da Plinio il Giovane, che nel cataclisma, perse lo zio, Plinio il Vecchio, vittima della propria passione naturalistica.1944: l'ultima eruzione Tra le eruzioni successive si ricordano quelle del 202, 472, 685, 1036, 1139 e quella violentissima del 16 dicembre 1631, che distrusse la maggior parte degli abitati situati ai piedi del vulcano, provocando circa 40.000 vittime e durante la quale la lava raggiunse il mare. L’attività del Vesuvio venne nuovamente segnalata nei secc. XVII, XVIII e XIX (1822, 1855, 1858, 1861, 1872). Seguirono altre eruzioni che trasformarono completamente la sagoma del cratere; dopo il violento parossismo del 1906, durante il quale furono eruttati milioni di metri cubi di lava, si determinò infatti sul Gran Cono una paurosa voragine craterica. L’ultima eruzione avvenne nel marzo del 1944: furono emessi 21 milioni di metri cubi di lava, distrutti numerosi centri abitati e le ceneri giunsero fino in Albania. Da quel momento il vulcano non ha più dato luogo a fenomeni eruttivi, sebbene le frequenti manifestazioni sismiche stiano a dimostrare il suo stato di riposo attivo. Il vulcano è stato, ed è attualmente, oggetto degli studi più approfonditi riguardo alla previsione di eruzioni, studi che nulla lasciano oggi presagire su un immediato risveglio.
Pompei è situata ai piedi del Vesuvio, e proprio il grande vulcano campano ne ha irrimediabilmente cambiato le sorti durante la tragica eruzione eruzione del 79 d.C. La storia di Pompei, però, troppe volte è stata ridotta soltanto alla data fatidica, dimenticandosi dell’importanza che ebbe questa città nei secoli precedenti. Fondata probabilmente da discendenti dei Pelasgi, Pompei venne conquistata da Cuma nel VI secolo a.C e divenne poi Sannita a metà del V, fin quando divenne alleata di Roma e socia dell’Urbe, rimanendo fedele anche durante le guerre puniche. Fu invece ostile a Roma durante la guerra sociale e poi conquistata nell’89 a.C., divenendo una volta per tutte romana, con gli abitanti cittadini dell’Urbe a tutti gli effetti, nella tribù Menenia. La lingua ufficiale di Pompei, dall’osco e dal greco diventa il latino, ma il vero impulso alla romanizzazione avviene con la salita al potere di Augusto nel 27 a.C.: Pompei diventa il luogo di villeggiatura preferito dai patrizi romani e l’architettura comincia a ispirarsi al primo imperatore, per un periodo di pace e prosperità. Nel 62 d.C., un grosso terremoto danneggia Pompei, e si comincia la ristrutturazione. Meno di vent’anni dopo, il 24 agosto del 79 d.C, una gigantesca nuvola a forma di pino si alza sopra la sommità del Vesuvio e un enorme boato annuncia la rottura del tappo di magma. Cenere e lapilli cominciano a piovere sulla città seppellendola lentamente, e il giorno dopo un flusso piroclastico, una nube d’aria caldissima, stermina tutti colori che erano sopravvissuti e non erano fuggiti. Dopo circa una settimana l’eruzione più celebre del mondo antico è terminata, e Pompei giace sotto sei metri di materiale vulcanico. Il numero di morti si aggira intorno ai 1.600, perché gran parte della popolazione riuscì a fuggire ai primi stadi dell’eruzione. Chi si salvò fu perché scelse di uscire da Porta Ercolano e di imbarcarsi, anche se il mare era agitatissimo e gran parte delle barche vennero distrutte. Anche il grande scrittore e naturalista romano Plinio il Vecchio, affascinato dal fenomeno, da Miseno, dove si trovava, si spinge troppo vicino alle esalazioni e muore a 56 anni, con suo nipote Plinio il Giovane che descriverà l’eruzione in pagine famose. Molti rimangono sepolti nei crolli, altri soffocati, e con la tecnica del calco è stato possibile vedere esattamente che cosa stavano facendo al momento della morte: alcuni si coprono la bocca, altri cercano di fuggire con i propri gioielli, alcuni alzano una mano, impotenti di fronte al cataclisma, altri sono uccisi mentre si dirigono verso le porte della città insieme a tutto il proprio corteo di schiavi. Dopo l’eruzione, Tito, l’imperatore, interdice la zona al transito e poi la città non viene più ricostruita, fino a quando la vegetazione non seppellisce anche le cime delle colonne che non erano state riutilizzate per nuove costruzioni e i punti più alti degli edifici e delle case. Dopo un primo tentativo da parte dell’imperatore Alessandro Severo di riportare alla luce l’antica città, 1500 anni dopo, nel 1709, il principe Emanuele Maurizio di Lorena nella costruzione del suo palazzo trovò marmi e colonne antiche: era l’antica Ercolano, distrutta come Pompei dall’eruzione del Vesuvio. Nel 1748 la dinastia borbonica, in cerca di modi per accrescere il proprio prestigio, fece scavare la zona di Pompei dagli ingegneri Rocque Joaquin de Alcubierre, Karl Jakob Weber e Francisco la Vega, ma solo 15 anni dopo si potrà avere la conferma che si tratta proprio di Pompei. Di lì in poi, nei 250 successivi, continuò l’attività degli scavi dell’antichissima città, come ancora oggi accade; nel 1997 l’area archeologica, insieme a quella di Ercolano e di Oplonti, divenne dichiarata patrimonio dell’Umanità. Nel frattempo era sorta la nuova Pompei, fondata nel 1891 dopo la costruzione del Santuario della Beata Vergine del Rosario di Pompei. Pompei ha una grande importanza nella cultura di massa, e ad essa si legano molti progetti artistici: ancora oggi, grandi eventi si tengono presso le sue rovine. Celebre fu nel 1972 il concerto dei Pink Floyd, senza pubblico, uno dei più famosi live di tutti i tempi. Moltissimi i film e le fiction dedicate a Pompei, fino al kolossal del 2014, ma il tema è talmente noto che non mancano quasi ogni anno opere che raccontano la distruzione ad opera di vulcano più famosa della storia. Ben noto, ad esempio, è anche il brano del 2013 del gruppo dei Bastille, "Pompeii". Inutile dire che oggi il turismo è di gran lunga l’attività economica principale di Pompei, considerando che più di due milioni e mezzo di persone visitano ogni anno le rovine, e quindi molto di ciò che è possibile fare o acquistare anche nella nuova città dipende da questo incredibile flusso turistico. Per il resto, Pompei moderna è oggi un centro piuttosto vitale a poca distanza da Castellammare di Stabia e da Napoli, e quindi anche per quanto riguarda i prodotti tipici e la gastronomia è possibile un po’ ovunque provare le specialità tipiche campane. Ma la vicinanza con gli scavi archeologici e il loro incredibile fascino magnetico continua ad attirare gli sguardi e i pensieri di chiunque arrivi qui perché pochi scrigni di storia possono dire di essersi conservati bene come l’antica Pompei, che un giorno di agosto del 79 d.C., nel giro di poche ore, da grande e lussuosa metropoli antica smise semplicemente di esistere.
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Pompeii utgravninger
Viale delle Ginestre
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Pompei è situata ai piedi del Vesuvio, e proprio il grande vulcano campano ne ha irrimediabilmente cambiato le sorti durante la tragica eruzione eruzione del 79 d.C. La storia di Pompei, però, troppe volte è stata ridotta soltanto alla data fatidica, dimenticandosi dell’importanza che ebbe questa città nei secoli precedenti. Fondata probabilmente da discendenti dei Pelasgi, Pompei venne conquistata da Cuma nel VI secolo a.C e divenne poi Sannita a metà del V, fin quando divenne alleata di Roma e socia dell’Urbe, rimanendo fedele anche durante le guerre puniche. Fu invece ostile a Roma durante la guerra sociale e poi conquistata nell’89 a.C., divenendo una volta per tutte romana, con gli abitanti cittadini dell’Urbe a tutti gli effetti, nella tribù Menenia. La lingua ufficiale di Pompei, dall’osco e dal greco diventa il latino, ma il vero impulso alla romanizzazione avviene con la salita al potere di Augusto nel 27 a.C.: Pompei diventa il luogo di villeggiatura preferito dai patrizi romani e l’architettura comincia a ispirarsi al primo imperatore, per un periodo di pace e prosperità. Nel 62 d.C., un grosso terremoto danneggia Pompei, e si comincia la ristrutturazione. Meno di vent’anni dopo, il 24 agosto del 79 d.C, una gigantesca nuvola a forma di pino si alza sopra la sommità del Vesuvio e un enorme boato annuncia la rottura del tappo di magma. Cenere e lapilli cominciano a piovere sulla città seppellendola lentamente, e il giorno dopo un flusso piroclastico, una nube d’aria caldissima, stermina tutti colori che erano sopravvissuti e non erano fuggiti. Dopo circa una settimana l’eruzione più celebre del mondo antico è terminata, e Pompei giace sotto sei metri di materiale vulcanico. Il numero di morti si aggira intorno ai 1.600, perché gran parte della popolazione riuscì a fuggire ai primi stadi dell’eruzione. Chi si salvò fu perché scelse di uscire da Porta Ercolano e di imbarcarsi, anche se il mare era agitatissimo e gran parte delle barche vennero distrutte. Anche il grande scrittore e naturalista romano Plinio il Vecchio, affascinato dal fenomeno, da Miseno, dove si trovava, si spinge troppo vicino alle esalazioni e muore a 56 anni, con suo nipote Plinio il Giovane che descriverà l’eruzione in pagine famose. Molti rimangono sepolti nei crolli, altri soffocati, e con la tecnica del calco è stato possibile vedere esattamente che cosa stavano facendo al momento della morte: alcuni si coprono la bocca, altri cercano di fuggire con i propri gioielli, alcuni alzano una mano, impotenti di fronte al cataclisma, altri sono uccisi mentre si dirigono verso le porte della città insieme a tutto il proprio corteo di schiavi. Dopo l’eruzione, Tito, l’imperatore, interdice la zona al transito e poi la città non viene più ricostruita, fino a quando la vegetazione non seppellisce anche le cime delle colonne che non erano state riutilizzate per nuove costruzioni e i punti più alti degli edifici e delle case. Dopo un primo tentativo da parte dell’imperatore Alessandro Severo di riportare alla luce l’antica città, 1500 anni dopo, nel 1709, il principe Emanuele Maurizio di Lorena nella costruzione del suo palazzo trovò marmi e colonne antiche: era l’antica Ercolano, distrutta come Pompei dall’eruzione del Vesuvio. Nel 1748 la dinastia borbonica, in cerca di modi per accrescere il proprio prestigio, fece scavare la zona di Pompei dagli ingegneri Rocque Joaquin de Alcubierre, Karl Jakob Weber e Francisco la Vega, ma solo 15 anni dopo si potrà avere la conferma che si tratta proprio di Pompei. Di lì in poi, nei 250 successivi, continuò l’attività degli scavi dell’antichissima città, come ancora oggi accade; nel 1997 l’area archeologica, insieme a quella di Ercolano e di Oplonti, divenne dichiarata patrimonio dell’Umanità. Nel frattempo era sorta la nuova Pompei, fondata nel 1891 dopo la costruzione del Santuario della Beata Vergine del Rosario di Pompei. Pompei ha una grande importanza nella cultura di massa, e ad essa si legano molti progetti artistici: ancora oggi, grandi eventi si tengono presso le sue rovine. Celebre fu nel 1972 il concerto dei Pink Floyd, senza pubblico, uno dei più famosi live di tutti i tempi. Moltissimi i film e le fiction dedicate a Pompei, fino al kolossal del 2014, ma il tema è talmente noto che non mancano quasi ogni anno opere che raccontano la distruzione ad opera di vulcano più famosa della storia. Ben noto, ad esempio, è anche il brano del 2013 del gruppo dei Bastille, "Pompeii". Inutile dire che oggi il turismo è di gran lunga l’attività economica principale di Pompei, considerando che più di due milioni e mezzo di persone visitano ogni anno le rovine, e quindi molto di ciò che è possibile fare o acquistare anche nella nuova città dipende da questo incredibile flusso turistico. Per il resto, Pompei moderna è oggi un centro piuttosto vitale a poca distanza da Castellammare di Stabia e da Napoli, e quindi anche per quanto riguarda i prodotti tipici e la gastronomia è possibile un po’ ovunque provare le specialità tipiche campane. Ma la vicinanza con gli scavi archeologici e il loro incredibile fascino magnetico continua ad attirare gli sguardi e i pensieri di chiunque arrivi qui perché pochi scrigni di storia possono dire di essersi conservati bene come l’antica Pompei, che un giorno di agosto del 79 d.C., nel giro di poche ore, da grande e lussuosa metropoli antica smise semplicemente di esistere.
Luogo di culto e opere darti. La moderna Pompei nasce come comune autonomo il 29 marzo 1928 ed è uno dei maggiori centri di devozione cattolica al mondo. Il borgo iniziale detto Casale di Valle risalente all’anno mille, sorse intorno alla chiesa dedicata al Santissimo Salvatore come feudo della famiglia Caracciolo o Piccolomini. Nella metà del XVII secolo fu, però, abbandonata a causa dell’impaludamento delle acque del fiume Sarno, per ripopolarsi lentamente intorno alla metà del XIX secolo. L’incontro dell’avvocato di origine pugliese Bartolo Longo (Latiano 1841, Pompei 1926), con la Contessa Marianna de Fusco, proprietaria di grandi fondi agricoli nella Valle di Pompei, gettò le basi per la costruzione della nuova città. Rimasta vedova a soli 27 anni, la Contessa De Fusco affidò a Bartolo Longo l’amministrazione dei suoi beni. L’avvocato, che aveva vissuto dissolutamente il suo periodo di studi a. Napoli, prendendo parte persino a sette sataniche, un giorno del 1872, vagando per i campi di Pompei sentì una voce che esclamava: “Se propaghi il Rosario, sarai salvo!”, e subito dopo udì l’eco di una campana lontana. A quel punto ebbe chiara la missione di realizzare una “pia società” intitolata al Santo Rosario, proprio lì in quella valle abbandonata. La zona contava allora un migliaio di abitanti, per lo più agricoltori che contribuirono favorevolmente al grande progetto di costituire una città dedicata al Santo Rosario. Quindi, Bartolo Longo impegnò ogni suo sforzo a diffondere la sua devozione. Il 13 novembre 1875 gli fu donato a Napoli da Suor Maria Concetta De Litala il quadro della Madonna del Rosario, che era custodito nel Conservatorio del Rosario di Porta Medina. Lo fece trasportare a Pompei su di un carretto di letame guidato da un certo Angelo Tortora e lo fece esporre nell’antica chisetta del San Salvatore. Seguirono una lunga serie di episodi, riconosciuti come miracolosi per intercessione della Madonna di Pompei, ed un fiume di offerte economiche da tutto il mondo in nome della nuova città mariana. Così, l’8 maggio 1876 venne posta la prima pietra del Santuario. Bartolo Longo scrisse la preghiera chiamata “Supplica” alla Vergine del Rosario, ed il 14 ottobre del 1883 ben ventimila pellegrini si riunirono a Pompei per recitarla insieme nella piazza antistante il grande Tempio che era ancora in costruzione. I lavori per l’edificazione del Santuario furono diretti gratuitamente dall’architetto Antonio Cua, e Giovanni Ruspoli si occupò della della facciata monumentale inaugurata nel 1901. Il santuario ha una pianta a croce latina su tre navate, una grandiosa cupola, e un deambulatorio intorno al presbiterio. L’interno è riccamente decorato con marmi, affreschi e mosaici realizzati dai più bravi artisti italiani dell’epoca. Mentre, nel 1925 si ultimò il campanile alto 80 metri, maestoso punto di riferimento per chiunque transiti in zona. Nel 1885 Bartolo Longo sposò la Contessa de Fusco, con il proposito di vivere insieme, ma con amore fraterno. Nel 1887 fondò l’Orfanotrofio femminile, la prima di molte opere di carità in favore dei minori e dei poveri, come l‘Istituto per i Figli dei Carcerati, l’Istituto per le Figlie dei Carcerati, la tipografia con annessa legatoria anche artistica, le officine, la scuola di arti e mestieri e la scuola serale, le Case Operaie per i dipendenti, la stazione ferroviaria per la quale offrì il terreno, e la Via Sacra che connette quest’ultima al Santuario. Nel 1926 Bartolo Longo morì, ed oggi le sue spoglie sono conservate nella cripta del Santuario. Nel 1928 Pompei, che precedentemente sorgeva su territori di Torre Annunziata, Scafati, Boscoreale e Gragnano divenne, così come il sant’uomo aveva auspicato, un comune autonomo della provincia di Napoli. Nel 1980 Papa Giovanni Paolo II dichiarò Bartolo Longo Beato. A quell’esile avvocato pugliese va l’enorme merito di aver rifondano dopo diciotto secoli di oblio la città di Pompei, edificandovi uno stupendo Santuario, e riempiendola di istituti caritatevoli, unici al mondo nel loro genere, per l’istruzione ed il lavoro dei più umili. Se il Beato affermava nella sua Storia del Santuario di Pompei: “questa valle è oggi divenuta famosa, non per le sue antichità della distrutta città pagana, ne pel numero di curiosi visitatori di cose antiche, si bene per le meraviglie che qui opera la Santissima Vergine per mezzo del suo novello Tempio dedicato al Rosario; e pel concorso d’innumerevoli visitatori che da ogni città, da ogni nazione qui traggono a venerare Colei che siede regina di grazie e misericordie…“, oggi Pompei è riconosciuta come la capitale mondiale dell’archeologia, ed è diventata una fortunatissima località turistica, che gode di grandi flussi sia archeologici che religiosi.
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Vår Frue av Rosenkransen-helligdommen
1 Piazza Bartolo Longo
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Luogo di culto e opere darti. La moderna Pompei nasce come comune autonomo il 29 marzo 1928 ed è uno dei maggiori centri di devozione cattolica al mondo. Il borgo iniziale detto Casale di Valle risalente all’anno mille, sorse intorno alla chiesa dedicata al Santissimo Salvatore come feudo della famiglia Caracciolo o Piccolomini. Nella metà del XVII secolo fu, però, abbandonata a causa dell’impaludamento delle acque del fiume Sarno, per ripopolarsi lentamente intorno alla metà del XIX secolo. L’incontro dell’avvocato di origine pugliese Bartolo Longo (Latiano 1841, Pompei 1926), con la Contessa Marianna de Fusco, proprietaria di grandi fondi agricoli nella Valle di Pompei, gettò le basi per la costruzione della nuova città. Rimasta vedova a soli 27 anni, la Contessa De Fusco affidò a Bartolo Longo l’amministrazione dei suoi beni. L’avvocato, che aveva vissuto dissolutamente il suo periodo di studi a. Napoli, prendendo parte persino a sette sataniche, un giorno del 1872, vagando per i campi di Pompei sentì una voce che esclamava: “Se propaghi il Rosario, sarai salvo!”, e subito dopo udì l’eco di una campana lontana. A quel punto ebbe chiara la missione di realizzare una “pia società” intitolata al Santo Rosario, proprio lì in quella valle abbandonata. La zona contava allora un migliaio di abitanti, per lo più agricoltori che contribuirono favorevolmente al grande progetto di costituire una città dedicata al Santo Rosario. Quindi, Bartolo Longo impegnò ogni suo sforzo a diffondere la sua devozione. Il 13 novembre 1875 gli fu donato a Napoli da Suor Maria Concetta De Litala il quadro della Madonna del Rosario, che era custodito nel Conservatorio del Rosario di Porta Medina. Lo fece trasportare a Pompei su di un carretto di letame guidato da un certo Angelo Tortora e lo fece esporre nell’antica chisetta del San Salvatore. Seguirono una lunga serie di episodi, riconosciuti come miracolosi per intercessione della Madonna di Pompei, ed un fiume di offerte economiche da tutto il mondo in nome della nuova città mariana. Così, l’8 maggio 1876 venne posta la prima pietra del Santuario. Bartolo Longo scrisse la preghiera chiamata “Supplica” alla Vergine del Rosario, ed il 14 ottobre del 1883 ben ventimila pellegrini si riunirono a Pompei per recitarla insieme nella piazza antistante il grande Tempio che era ancora in costruzione. I lavori per l’edificazione del Santuario furono diretti gratuitamente dall’architetto Antonio Cua, e Giovanni Ruspoli si occupò della della facciata monumentale inaugurata nel 1901. Il santuario ha una pianta a croce latina su tre navate, una grandiosa cupola, e un deambulatorio intorno al presbiterio. L’interno è riccamente decorato con marmi, affreschi e mosaici realizzati dai più bravi artisti italiani dell’epoca. Mentre, nel 1925 si ultimò il campanile alto 80 metri, maestoso punto di riferimento per chiunque transiti in zona. Nel 1885 Bartolo Longo sposò la Contessa de Fusco, con il proposito di vivere insieme, ma con amore fraterno. Nel 1887 fondò l’Orfanotrofio femminile, la prima di molte opere di carità in favore dei minori e dei poveri, come l‘Istituto per i Figli dei Carcerati, l’Istituto per le Figlie dei Carcerati, la tipografia con annessa legatoria anche artistica, le officine, la scuola di arti e mestieri e la scuola serale, le Case Operaie per i dipendenti, la stazione ferroviaria per la quale offrì il terreno, e la Via Sacra che connette quest’ultima al Santuario. Nel 1926 Bartolo Longo morì, ed oggi le sue spoglie sono conservate nella cripta del Santuario. Nel 1928 Pompei, che precedentemente sorgeva su territori di Torre Annunziata, Scafati, Boscoreale e Gragnano divenne, così come il sant’uomo aveva auspicato, un comune autonomo della provincia di Napoli. Nel 1980 Papa Giovanni Paolo II dichiarò Bartolo Longo Beato. A quell’esile avvocato pugliese va l’enorme merito di aver rifondano dopo diciotto secoli di oblio la città di Pompei, edificandovi uno stupendo Santuario, e riempiendola di istituti caritatevoli, unici al mondo nel loro genere, per l’istruzione ed il lavoro dei più umili. Se il Beato affermava nella sua Storia del Santuario di Pompei: “questa valle è oggi divenuta famosa, non per le sue antichità della distrutta città pagana, ne pel numero di curiosi visitatori di cose antiche, si bene per le meraviglie che qui opera la Santissima Vergine per mezzo del suo novello Tempio dedicato al Rosario; e pel concorso d’innumerevoli visitatori che da ogni città, da ogni nazione qui traggono a venerare Colei che siede regina di grazie e misericordie…“, oggi Pompei è riconosciuta come la capitale mondiale dell’archeologia, ed è diventata una fortunatissima località turistica, che gode di grandi flussi sia archeologici che religiosi.
La Villa dei Misteri è una villa suburbana che risale all’epoca romana. Conosciuta per la sua posizione ottimale - gode infatti di una vista stupenda sulla Pompei antica - e per gli affreschi conservati. La si può visitare a poche centinaia di metri dal Parco degli scavi di Pompei. Il nome di questa villa deriva appunto dai suoi affreschi che raffigurano alcuni riti misterici, molto ben conservati ma di difficile interpretazione. Il ritrovamento di questo edificio è particolarmente importante per aver rivelato moltissimi dettagli sulla vita degli uomini di Pompei, per l’arte e la cultura di quel tempo.La Villa dei Misteri, sicuramente da inserire nella lista di cosa visitare a Pompei, si trova all’interno della cinta muraria dell’antica città, ma in una posizione rialzata. Se il vostro programma prevede di visitare Pompei in un giorno, vi consigliamo di risparmiare abbastanza tempo da dedicare alla villa. Per arrivarci, ti basta acquistare un biglietto di entrata al parco - patrimonio dell’UNESCO - indossare scarpe comode e preparare la macchina fotografica.STORIA DELLA VILLA DEI MISTERI La Villa dei Misteri fu costruita nel II secolo a.c. e fu ampliata e migliorata nel periodo augusteo. La sua posizione la rendeva una perfetta casa d’otium, una casa per lo svago, poiché vicino al mare e con un’ottima vista sulla città di Pompei. La casa presentava molte sale e giardini pensili curati. Il terremoto che colpì l’intera città nell’anno 62 d.c. non risparmiò la Villa dei Misteri, che cadde in rovina. Ma non perse uno scopo: divenne un rudere agricolo, perfetto per gli attrezzi utilizzati per coltivare la terra, in particolare le viti, e per la produzione del vino. Purtroppo non ci è dato sapere il nome del proprietario di questa villa, ma un sigillo indica chi era stato incaricato come custode. Nel 79 d.c. il Vesuvio iniziò ad eruttare e gli abitanti di Pompei e di tutte le altre cittadine alla base del vulcano rimasero sepolte da una coltre di cenere e lapilli infuocati. E con loro, la Villa dei Misteri venne sotterrata. E rimase lì sotto per poco meno di due millenni. Nel 1909, il proprietario del terreno agricolo su cui fu costruita la Villa dei Misteri decise di finanziare alcuni scavi archeologici. I ritrovamenti furono da subito interessanti. Il terreno venne profondamente ispezionato solo più avanti, tra il ‘29 e il ‘30. Le prime a venire alla luce furono delle tavole che rappresentano gli affreschi della Villa. Tenete presente che, ad oggi, gli scavi non sono ancora stati ultimati: il vostro prossimo viaggio a Pompei potrebbe riservare delle sorprese! ARCHITETTURA DELLA VILLA La Villa dei Misteri è stata costruita a pianta quadrata e con una serie di stanze per diversi usi. Quello che, al tempo di costruzione, era l’ingresso alla casa è ancora sepolto. Subito dopo l’ingresso, le prime sale che si incontrano erano le stanze per la preparazione del cibo. Troviamo la cucina, il forno e una cantina per il vino. Proseguendo le stanze signorili, il portico con le sue colonne decorate (costruite tra il 90 e il 70 a.c.) e la veranda che da una stupenda visuale sull’attuale golfo di Napoli. Ai lati, altri ambienti come il triclinio (che era la sala dove veniva servito il cibo) di cui possiamo ammirare gli affreschi e le stanze termali - distrutte durante il terremoto del 62. Quelli che una volta erano i bagni termali diventarono le stanze della servitù. GLI AFFRESCHI DELLA VILLA DEI MISTERI La caratteristica per cui questa villa è nota in tutto il mondo coincide con i suoi affreschi, in stile diverso in base al periodo di realizzazione. Gli stili, in particolare, sono quattro. E’ abitudine riferirsi a questi stili con i termini da ‘primo’ a ‘quarto’, secondo il loro ordine cronologico. Gli affreschi della camera da letto sono tipici del primo e secondo stile. Il tablino (è una sorta di atrio) e le stanze termali presentano invece uno stile più simile a quello egizio - e sono tipiche del terzo e quarto stile. Gli affreschi del triclinio Quelli che meglio rappresentano gli ultimi stili dell’arte dell’antica Pompei sono gli affreschi del triclinio della Villa dei Misteri. Questi affreschi risalgono al I secolo a.c. e sono di un artista locale di cui non si conosce il nome. Tutte le pareti sono affrescate con dei soggetti a grandezza naturale, tecnica molto simile a quella utilizzata nell’antica grecia. La sequenza dei dipinti è composta da dieci scene diverse, a rappresentare un rito o un’iniziazione. La loro interpretazione non è sicura. Si ipotizza che gli affreschi del triclinio raffigurino un rito di iniziazione ai misteri dionisiaci o un rito di preparazione di una donna alle nozze.
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Villa dei Misteri
2 Via Villa dei Misteri
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La Villa dei Misteri è una villa suburbana che risale all’epoca romana. Conosciuta per la sua posizione ottimale - gode infatti di una vista stupenda sulla Pompei antica - e per gli affreschi conservati. La si può visitare a poche centinaia di metri dal Parco degli scavi di Pompei. Il nome di questa villa deriva appunto dai suoi affreschi che raffigurano alcuni riti misterici, molto ben conservati ma di difficile interpretazione. Il ritrovamento di questo edificio è particolarmente importante per aver rivelato moltissimi dettagli sulla vita degli uomini di Pompei, per l’arte e la cultura di quel tempo.La Villa dei Misteri, sicuramente da inserire nella lista di cosa visitare a Pompei, si trova all’interno della cinta muraria dell’antica città, ma in una posizione rialzata. Se il vostro programma prevede di visitare Pompei in un giorno, vi consigliamo di risparmiare abbastanza tempo da dedicare alla villa. Per arrivarci, ti basta acquistare un biglietto di entrata al parco - patrimonio dell’UNESCO - indossare scarpe comode e preparare la macchina fotografica.STORIA DELLA VILLA DEI MISTERI La Villa dei Misteri fu costruita nel II secolo a.c. e fu ampliata e migliorata nel periodo augusteo. La sua posizione la rendeva una perfetta casa d’otium, una casa per lo svago, poiché vicino al mare e con un’ottima vista sulla città di Pompei. La casa presentava molte sale e giardini pensili curati. Il terremoto che colpì l’intera città nell’anno 62 d.c. non risparmiò la Villa dei Misteri, che cadde in rovina. Ma non perse uno scopo: divenne un rudere agricolo, perfetto per gli attrezzi utilizzati per coltivare la terra, in particolare le viti, e per la produzione del vino. Purtroppo non ci è dato sapere il nome del proprietario di questa villa, ma un sigillo indica chi era stato incaricato come custode. Nel 79 d.c. il Vesuvio iniziò ad eruttare e gli abitanti di Pompei e di tutte le altre cittadine alla base del vulcano rimasero sepolte da una coltre di cenere e lapilli infuocati. E con loro, la Villa dei Misteri venne sotterrata. E rimase lì sotto per poco meno di due millenni. Nel 1909, il proprietario del terreno agricolo su cui fu costruita la Villa dei Misteri decise di finanziare alcuni scavi archeologici. I ritrovamenti furono da subito interessanti. Il terreno venne profondamente ispezionato solo più avanti, tra il ‘29 e il ‘30. Le prime a venire alla luce furono delle tavole che rappresentano gli affreschi della Villa. Tenete presente che, ad oggi, gli scavi non sono ancora stati ultimati: il vostro prossimo viaggio a Pompei potrebbe riservare delle sorprese! ARCHITETTURA DELLA VILLA La Villa dei Misteri è stata costruita a pianta quadrata e con una serie di stanze per diversi usi. Quello che, al tempo di costruzione, era l’ingresso alla casa è ancora sepolto. Subito dopo l’ingresso, le prime sale che si incontrano erano le stanze per la preparazione del cibo. Troviamo la cucina, il forno e una cantina per il vino. Proseguendo le stanze signorili, il portico con le sue colonne decorate (costruite tra il 90 e il 70 a.c.) e la veranda che da una stupenda visuale sull’attuale golfo di Napoli. Ai lati, altri ambienti come il triclinio (che era la sala dove veniva servito il cibo) di cui possiamo ammirare gli affreschi e le stanze termali - distrutte durante il terremoto del 62. Quelli che una volta erano i bagni termali diventarono le stanze della servitù. GLI AFFRESCHI DELLA VILLA DEI MISTERI La caratteristica per cui questa villa è nota in tutto il mondo coincide con i suoi affreschi, in stile diverso in base al periodo di realizzazione. Gli stili, in particolare, sono quattro. E’ abitudine riferirsi a questi stili con i termini da ‘primo’ a ‘quarto’, secondo il loro ordine cronologico. Gli affreschi della camera da letto sono tipici del primo e secondo stile. Il tablino (è una sorta di atrio) e le stanze termali presentano invece uno stile più simile a quello egizio - e sono tipiche del terzo e quarto stile. Gli affreschi del triclinio Quelli che meglio rappresentano gli ultimi stili dell’arte dell’antica Pompei sono gli affreschi del triclinio della Villa dei Misteri. Questi affreschi risalgono al I secolo a.c. e sono di un artista locale di cui non si conosce il nome. Tutte le pareti sono affrescate con dei soggetti a grandezza naturale, tecnica molto simile a quella utilizzata nell’antica grecia. La sequenza dei dipinti è composta da dieci scene diverse, a rappresentare un rito o un’iniziazione. La loro interpretazione non è sicura. Si ipotizza che gli affreschi del triclinio raffigurino un rito di iniziazione ai misteri dionisiaci o un rito di preparazione di una donna alle nozze.
La città di Torre annunziata contiene al suo interno gli scavi di Oplontis. In realtà si tratterebbe più probabilmente di un'area periferica di Pompei, tipo una nostra contrada, piuttosto che una tessuto urbano vero e proprio. Questi scavi sono composti da due ville di cui visitabile, al momento, è solo quella di Poppea.scavi di oplontis - affresco La villa di Poppea Sabina, seconda moglie di Nerone, è inserita nell'elenco dell'UNESCO relativo al patrimonio dell'umanità ed in effetti si tratta di una monumentale residenza, molto ampia al punto da contenere addirittura un piccolo complesso termale e ricca di affreschi che creano giochi prospettici con finti elementi architettonici quali porte o colonne o che abbelliscono le pareti con raffigurazioni di animali, frutta o maschere. Al momento dell'eruzione la villa era disabitata perché oggetto di lavori di ristrutturazione come dimostrato dalle scavi di oplontis - pavimento a mosaicosuppellettili ammassate in poche stanze e dal materiale edilizio. Non ancora visitabile è la cosiddetta villa B attribuita ad un certo Lucius Crassius Tertius. La grande quantità di anfore accatastate, pesi e suppellettili ha avvalorato la tesi che la struttura fosse destinata in massima parte a magazzini e quindi ospitasse molto probabilmente una azienda di trasformazione e/o commercializzazione di prodotti agricoli provenienti dai dintorni. Una parte dell'edificio era riservata all'abitazione del dominus (il proprietario) ed infatti si sono trovati dei pregevoli affreschi. In questa struttura è stata ritrovata una ricca quantità di gioielli e monete ed anche i resti di 54 persone, probabilmente raccoltesi in questo luogo perché ritenuto erroneamente più sicuro.
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Oplontis Villa
Via Sepolcri
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La città di Torre annunziata contiene al suo interno gli scavi di Oplontis. In realtà si tratterebbe più probabilmente di un'area periferica di Pompei, tipo una nostra contrada, piuttosto che una tessuto urbano vero e proprio. Questi scavi sono composti da due ville di cui visitabile, al momento, è solo quella di Poppea.scavi di oplontis - affresco La villa di Poppea Sabina, seconda moglie di Nerone, è inserita nell'elenco dell'UNESCO relativo al patrimonio dell'umanità ed in effetti si tratta di una monumentale residenza, molto ampia al punto da contenere addirittura un piccolo complesso termale e ricca di affreschi che creano giochi prospettici con finti elementi architettonici quali porte o colonne o che abbelliscono le pareti con raffigurazioni di animali, frutta o maschere. Al momento dell'eruzione la villa era disabitata perché oggetto di lavori di ristrutturazione come dimostrato dalle scavi di oplontis - pavimento a mosaicosuppellettili ammassate in poche stanze e dal materiale edilizio. Non ancora visitabile è la cosiddetta villa B attribuita ad un certo Lucius Crassius Tertius. La grande quantità di anfore accatastate, pesi e suppellettili ha avvalorato la tesi che la struttura fosse destinata in massima parte a magazzini e quindi ospitasse molto probabilmente una azienda di trasformazione e/o commercializzazione di prodotti agricoli provenienti dai dintorni. Una parte dell'edificio era riservata all'abitazione del dominus (il proprietario) ed infatti si sono trovati dei pregevoli affreschi. In questa struttura è stata ritrovata una ricca quantità di gioielli e monete ed anche i resti di 54 persone, probabilmente raccoltesi in questo luogo perché ritenuto erroneamente più sicuro.